Associazione Sportiva Dilettantistica “Arcieri del Mare”

Continuiamo la nostra serie “Avventure nel tiro con l’arco” in cui raccontiamo le esperienze che gli arcieri della nostra compagnia vogliono condividere. Alexandra, dopo il suo bell’articolo di qualche anno fa in cui ci ha parlato del suo ingresso nel mondo dell’arco, oggi ci trasmette l’emozione del primo, agognato podio!
Nota: le foto presenti in questo articolo sono di Chiara Pagliarin, degli Arcieri del Tiburzi.

Mi ci sono voluti alcuni minuti per capire…..”Mamma, corri….sei a podio!!” ….urlava Patrizio. Ma faccio un passo indietro.

Esco da una settimana di dolori al braccio a causa di uno sforzo eccessivo, e non sono sicura di poter partecipare alla gara della domenica organizzata dalla 09COVO, ma ci vado comunque. Mi diverto tanto ogni volta, e fosse anche solo per il fatto di trovarmi con gli altri arcieri sulla nave insieme. Sì, è vero, bisogna alzarsi di notte per prendere la prima nave, ma ne vale la pena… fermarsi poi tutti a fare colazione al solito bar di tutti gli Arcieri, quello del Puntone a Follonica. L’adrenalina che sale mentre si arriva al parcheggio e ci si prepara l’arco, l’attrezzatura, un ultimo controllo alle frecce. Ed i soliti pensieri: sta tranquilla, divertiti… cerca di non rompere o perdere frecce, fai il tuo meglio.

E l’attesa di conoscere i tuoi compagni di piazzola, sperando che siano persone simpatiche, magari imparare qualche trucchetto per migliorarti…

E poi si parte, si cammina, si chiacchiera e arriva la piazzola di partenza. La prima di 28… 6 ore di gara, e via via il mio entusiasmo scompare. Tante piazzole a zero punti, una maledizione che ritorna. E ogni tanto la freccia quasi perfetta. Mi chiedo cos’è, perché non riesco a mettere la freccia lì, dove vorrei che andasse? Perché non trovo la giusta distanza?

Menomale che ci sono i ristori, curatissimi tra l’altro, ma mi ricordo le parole della Debora… non troppi zuccheri… non troppo cibo… il corpo dopo si stanca. Arrivo in fondo alla gara, e lo score mi dice che ho fatto una gara molto al di sotto delle mie aspettative. Sale la stanchezza, lo sconforto… e la promessa di allenarmi di più, e meglio. Non voglio fare la foto alla scheda, non voglio vedere quel punteggio basso.

La gara è finita… recuperiamo la freccia persa alla piazzola 10 e con calma si fa ritorno alla macchina. Non ho neppure fame… voglio tornare a casa e dormire. Arriviamo al punto di partenza e sento la voce al megafono… iniziano le premiazioni. Dico a Carlo: dai andiamo, che dobbiamo fare il tifo.

Sì, perché è importante per noi far sentire il nostro calore a chi va a podio. E mentre ci avviciniamo vedo Patrizio che ci corre incontro… pensavo che era preoccupato, non vedendoci tornare. E invece mi dice di sbrigarmi, che sono a podio. Non capivo… e tutti gli altri… sorrisi, abbracci… non ci volevo credere. Debora mi abbraccia, mi dicono cose che non riesco a capire… il cervello ha smesso di collegarsi alle orecchie. Poi leggo sulla classifica appesa… Debora prima, io seconda

Non ricordo neanche cosa ho fatto, cosa ho pensato o detto, mi girava la testa. Poi mi chiamano, e allora è tutto vero!! L’abbraccio di Debora mi ha fatto sciogliere ogni emozione, lei era felice per me, tutti lo erano. Le lacrime sono l’esplosione della gioia, lo sfogo della tensione. La stanchezza è scomparsa e io e la mia prima medaglia importante possiamo iniziare un nuovo percorso. Si, perché da ora in poi sarò bramosa di salire ancora su uno dei gradini.


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